Simposio di Platone al Bar – dalla Antica Grecia ai giorni nostri nulla è cambiato

01Senza emozioni è impossibile trasformare le tenebre in luce e l’apatia in movimento” (Jung). Questo e altri pensieri filosofici hanno accolto il pubblico che ieri, venerdì 9 maggio 2014, presso il Café Monet di Piazza della Stazione a Bordighera, si è radunato per un inusuale incontro, “Platone al bistrot”.
Presentato dal circolo filosofico “Schegge di logos”, Marius Del Core e Gaia Duberti, studenti del liceo classico Cassini di Sanremo e condotti dalla loro professoressa Cristina Cavallo, hanno intrattenuto i numerosi ragazzi intervenuti parlando dei dialoghi di Platone secondo il punto di vista di Aristofane e di Socrate.
Un tema insolito per gli incontri in un caffé, come potrebbe sembrare da un primo esame, ma invece assolutamente in tema sia con il nostro tempo che con il luogo dell’incontro.
La professoressa Cristina Cavallo ha descritto le attività di questo circolo che si riunisce ogni 15 giorni nei locali messi a disposizione dalla Biblioteca Comunale di Sanremo, incontri in cui il tema della filosofia è discusso non solo a livello accademico, come materia di insegnamento, ma come attualità della vita quotidiana perché l’uomo vive a contatto della filosofia sempre e da sempre. Sono cambiati gli usi e i costumi, ma nella sua essenza, nella sua interiorità l’uomo è sempre lo stesso e con la filosofia noi entriamo nella nostra umanità.
Noi pensiamo che questa sia nata per rimanere imprigionata nelle aule accademiche quando in realtà è nata per le strade, figlia del popolo. Ed è proprio Platone che pone tre principi fondamentali al suo pensiero: il valore degli ideali, come non condividerlo, il valore del mito che Platone ha tradotto nel linguaggio filosofico ma soprattutto il concetto dell’amore, chiamato Eros, l’oggetto dell’incontro. Eros inteso come un dio che si dilata nel mondo e spinge l’uomo a tornare a lui. Una forza travolgente, energia di vita che presiede la spinta alla riproduzione ma anche passione per la conoscenza.
Gli studenti del circolo quindi esaminano autori dei quali si dividono i testi per studiarli e poi esporli esaminando in modo approfondito gli aspetti attuali, quelli legati alla nostra quotidianità. Alla fine del percorso e della stagione scolastica vengono fatte delle conferenze, viene realizzato un volume, un libro, che raccoglie i contenuti di questi “simposi”. Ma cosa si intende per “simposio”. Altro non è che un momento, al tempo della Grecia Antica, dove alcuni uomini, esclusivamente maschi, si riunivano la sera per consumare vino e cibo, in abbondanza. In questi momenti di allegria e nell’ambito di un’atmosfera cordiale iniziavano a “filosofeggiare” sugli aspetti dell’esistenza e della vita. Quindi ecco la filosofia che nasce dall’incontro “di strada”, senza però togliere valore alla profondità dei contenuti.
Platone e Aristotele rivelano cose che sono attuali proprio perché l’uomo dal V° secolo a.c. ai giorni nostri ha cambiato sì le sue abitudini ma non l’essenza del suo spirito. Ecco quindi Marcus che introduce l’idea di Aristofane dell’amore. L’Amore era un dio, Eros, entità primigenea del mondo, oppure figlio di Afrodite. Tutti comunque hanno una visione negativa di Eros, in grado di controllare sia dei che uomini.
“Tiranno di uomini e dei”. Questa la visione dei Greci ma Aristofane nel 416 a.c. in un simposio offre una visione personale e in antitesi con la visione comune, accusando gli uomini di non aver capito la potenza dell’amore. Meriterebbe templi e grandi onori. E’ lui amico e consolazione degli uomini. Di qui il racconto del mito dell’androgino che porta alla divisione di esseri doppi e ancestrali le cui parti scisse vagano alla ricerca della propria anima gemella, simile nei contenuti ma diversa per le parti di uno che completano quelle dell’altro.
In fondo un modo per pensare alle divisioni ed i nostri conflitti interiori attribuendo a entità soprannaturali la responsabilità di questi.
Per Gaia Duberti è Socrate il soggetto del suo simposio, maestro di Platone, figura particolare molto amata o addirittura malvisto dagli ateniensi. La sua visione di Eros parte dalla distinzione che noi abitualmente pensiamo come il soggetto e l’oggetto sia il bello. Questo non è vero! L’oggetto, colui che amiamo è il bello, il sublime, ma il soggetto, colui che ama, è sofferenza, è infelice, è imperfetto ed è mancante e quindi brama, desidera. Un desiderio per sempre, quindi il desiderio dell’immortalità. Perciò, siccome l’uomo non è immortale, attraverso Eros il corpo genera nuova vita, in qualche modo ingannando la morte. Ed ecco quindi un concetto avvincente, il corpo può rimanere “incinto”, ma allo stesso modo la mente. Un uomo incinto nello spirito ha la cultura a disposizione per dare vita e cibo alla sua mente.
Non c’è nulla di più bello del sapere, della cultura e il giovane è continuamente assetato di questa conoscenza.
“Amate la bellezza” conclude Gaia, “perché la bellezza è ciò che ci rende migliori e non c’è niente di meglio che questa tensione”.
Nelle pause di questo incantevole raccontare brani musicali eseguiti da Samuele Nazionale e cantati da Francesca Foglia hanno reso il pomeriggio di impagabile valore culturale e umano. Vorrei concludere che ascoltando questi splendidi giovani e assaporando la spinta energetica che i loro animi “incinti” e carpiti da un Eros potente e unico il pensiero di un mondo che prosegua alla ricerca del bello, della sua essenza e del senso della vita è possibile. Come dire, “Platone al Bistrot” è una piacevole scoperta. Ci auguriamo in una prossima esperienza così illuminante.

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