Una Balena bordigotta

20130128_170402Quasi per un caso, una conseguenza della sincronicità tanto cara a Carl Gustav Jung o per una semplice coincidenza, come è più comune pensare, mi sono trovato oggi 28 gennaio a passare per via Giolitti a Torino, sfogliando il nostro giornale on-line ed incappando nell’articolo pubblicato nel dicembre 2011 quando la concittadina Carmen Etienne venne in visita al Museo Regionale di Scienze Naturali. Vuole il caso, oppure altro, che mi trovassi proprio davanti all’ingresso del museo stesso e non potei far altro che raccogliere il messaggio che il destino mi aveva mandato. Si, perché in questo Museo c’è una parte della nostra storia locale, una parte che sicuramente occupa un grande spazio. Procediamo con calma. Scrive Carmen: Mi piace pensare che la storia degli uomini e il succedersi degli eventi rimangano scritti per sempre nelle pagine del tempo e che, qualche volta, tutto possa diventare straordinariamente presente ed afferrabile.
L’Abate Rossi, decimo Parroco di Bordighera dal 1840 al 1855, autore di un prezioso diario scrive: “….non è da dimenticarsi il Ternario completo e il piviale di tela d’argento comprato coi denari ricavati dalla vendita d’olio prodotto da un cetaceo di mille e più cantara, spinto su questa spiaggia la notte del 10 novembre 1844, della lunghezza di 21 metri, con apertura di bocca di mt. 9,50, nericcio di colore, il cui scheletro, il più cospicuo di quanti altri cetacei si conoscano nei gabinetti di Europa, se lo prese il Governo pel Museo Regio di Torino….”. Incuriosito da quello che leggo ma soprattutto dispiaciuto di aver vissuto tanti anni in questa città senza essermi mai interessato a questo reperto, decisi di visitare il museo. Il museo è in restauro, sino al 12 febbraio, ma anche se all’interno delle sale regna un certo disordine, la sala detta Dell’Arca è agibile. Ed al centro di questa, imponente nei suoi 21 metri di lunghezza, troneggia lo scheletro del balenottero che nella notte del 10 novembre 1844 venne avvistato in avvicinamento alla spiaggia a ponente di Bordighera. Si legge sulla targa in pexiglass  posta sul lato: Questo scheletro appartiene ad una balenottera che morì probabilmente a causa di una lesione alla spina dorsale… … si spiaggiò la sera del 10 novembre a Bordighera. Interessante il disegno del cetaceo che in basso riporta la dicitura Bordighera provincia di Sanremo. Leggendo poi a casa su Bordighera, del rag. Dino Taggiasco, trovo la storia dettagliata del fatto. Si legge: “Il vecchio campanaio Beduffa, salito sul campanile, si era dato a battere imploranti rintocchi”, Sul mare, verso ponente, una grande macchia nera ondeggiava e si avvicinava a riva. Dopo alcuni indugi tutti capirono che si trattava di un enorme cetaceo che successivamente venne misurato in 22,5 metri ed il peso di 150 quintali. Da tutti i paesi attorno accorse gente, nei giorni seguenti, a rimirare l’insolita creatura. La popolazione di Bordighera si impossessò giustamente del cetaceo, dividendolo in piccoli pezzi che bolliti resero ben 60 quintali di olio. La popolazione decise di donarlo, assieme allo scheletro alla parrocchia e questa decise che lo scheletro sarebbe andata al Re e quindi al Museo di Torino. Per lo scheletro non tanto, ma per l’olio nacque una diatriba con Ventimiglia che durò sino al 1848,. Si divisero l’olio. Lo scheletro fu ricomposto dal farmacista Panizzi di San Remo e trasferito a Torino. La lite ebbe ancora qualche strascico che si andò ad accavallare ad altri successivi. Ma di questa diatriba non ci importa ora. Invece importa, e farà piacere a tanti saperlo, che annunciando la mia presenza per parlar del reperto sul giornale on-line, gli addetti  con una certa invidia per la mia provenienza, si sono prodigati a farmi visitare il museo, anche nella parte inedita. Lo scheletro e la targa fan bella mostra di se in quelle stanze ed a me è venuto il pensiero di quanto sarebbe bello avere anche a Bordighera un museo del mare. Ma questa è un’altra storia. 

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