Vita da Polpo

polpoAvevo solo tredici anni ed ero con amici agli scogli di Santampelio. Volevo a tutti i costi imparare a tuffarmi dallo scoglio alto. Raccontavo a tutti che ero capace di farlo con una capriola ma in realtà avevo una paura incredibile e non mi ero ancora buttato neanche con i piedi. Ma quell’ estate era l’estate buona ed ero li, in coda, con gli altri per fare il primo salto nel vuoto.

Gli scogli erano tutti coperti di asciugamani variopinti che a loro volta ospitavano bagnanti dal colore vermiglio intenti a farsi rosolare. Qualche anziana tedesca con uno splendido cappello di paglia si rinfrescava ciondolando le gambe bianche nel bagnasciuga, chiacchierando con le amiche. Quell’atmosfera vacanziera venne ad un certo punto interrotta dall’urlo acuto di una di queste che gridando “Oh my God, oh my God” saltellava cercando di togliersi dal polpaccio un bel polpo di almeno 3 etti che attratto dalla carne bianca si era saldamente avvinghiato. Tutti i bagnanti non poterono che guardare la malcapitata senza ben sapere cosa fare. Io, memore di racconti fatti da amici pescatori, mi feci avanti togliendo l’animale dalla gamba della signora e trasformando con alcune cruenti manovre il povero polpo in un prossimo prelibato piatto per casa mia. Rimandai il tuffo ad un altro giorno e correndo con la bici portai a casa quel trofeo moribondo. Mio padre incredulo pensò subito di destinarlo alla cucina per la sera, complimentandosi con me.

Da quel giorno la mia carriera di tuffatore ebbe un brusco arresto ma ne iniziò una nuova, il pescatore subacqueo. Comperai una maschera e delle pinne, ma soprattutto una fiocina con un lungo manico ed una retina per le prede. Iniziai a pattugliare gli scogli e  poi nei giorni successivi il tratto di costa che dopo il Gran Hotel del Mare va verso Ospedaletti. Li il fondale con molti anfratti risultava un ottimo rifugio per la realizzazione di tane ed a casa il polpo oramai era il piatto più cucinato, sotto ogni forma. Un giorno ricordo che un bel esemplare di quasi un chilo decise di tenere tre tentacoli avvolti al mio braccio ma gli altri allo scoglio ed io, a circa sette metri sotto, pensai che me la stava facendo pagare per tutti i fratelli polpo che avevo ucciso. Riuscii a convincerlo di avvinghiarli tutti sul mio braccio per poter risalire e riuscii appena in tempo.

Poi negli anni presi il brevetto da subacqueo e cominciai le immersioni con le bombole. Ovviamente senza fiocina né fucile. Con le bombole non si caccia, è vietato ed è anche anti-sportivo. Continuai ad incontrare i polpi, ma con un altro spirito ed altri tempi di osservazione. Potevo scrutarne le movenze, le abitudini, la caccia. La prima cosa che scoprii è che sono assolutamente puliti, tengono in ordine la loro tana e spesso realizzano un giardinetto con dei cocci a delimitare il loro territorio, di cui sono assolutamente gelosi. Provando a depositare all’interno di questa area un sasso, si vedeva immediatamente spuntare un tentacolo intento a gettarlo distante. E se ripetevi l’operazione usciva il polpo al completo, scocciato e sbuffante. Poi mi accorsi di quanto fossero curiosi ed in un certo senso simpatici.

Un bel giorno guardando la televisione, vidi un servizio su questo animale invertebrato dal cuore grande come tutto il suo testone: la maternità per la madre polpo è un lavoro estenuante. La fecondazione avviene tramite un tentacolo a forma di cucchiaio con cui il maschio feconda la femmina. Le uova verranno conservate all’interno della femmina per 30-40 giorni dopodichè vengono appese all’interno della tana e qui inizia un lavoro talmente estenuante che la femmina quasi sempre ci rimette la vita. Con rapidi, continui movimenti senza mai, dico mai fermarsi muove l’acqua attorno alle sue uova per mantenere alta l’ossigenazione e protegge queste dagli attacchi di pesci e predatori. Per circa 30 giorni, sino alla schiusa delle uova. Questa iperattività strema l’animale che alla fine di questo periodo spesso si lascia andare privo di forze e diventa preda di murene, cernie o pesci. Ed il maschio? Anche lui viene sopraffatto dall’attività di protezione del territorio e pure per lui la conclusione è diventare cibo per l’infinita catena alimentare dei nostri fondali. Rimasi molto impressionato da quel filmato ed essendo fine luglio organizzai un’immersione con lo scopo di verificare la veridicità di quanto appreso. E non mi fu difficile trovare una di queste femmine in piena attività attorniata dalla gelatina che racchiude le migliaia di uova. Provai in quel momento un profondo rispetto per quel animale cosi misterioso per i più ed il pentimento per averne cacciati tanti, senza alcun rispetto.

Da quel giorno pensai che forse i nostri occhi dovrebbero osservare bene e noi cercare di capire ancor meglio le meraviglie che ci circondano. E’ indispensabile cibarsi, questo è vero, ma ciò non toglie che abbiamo il dovere di rispettare anche le nostre prede.

Poi personalmente ripresi gli allenamenti per i tuffi dallo scoglio alto. Lui non pativa sicuramente le mie “ciumbe”.

 

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